domenica 25 dicembre 2011

Un Natale mezzo cotto


Sicuramente oggi le priorità saranno, in ordine di importanza:
- riprendersi dalla sbornia di una improbabile cena in compagnia di rumeni, per poter stare in piedi, vedere dove si trovano il bagno e la cucina.
- mettere in ordine la cucina, completamente assediata dalle stoviglie che questa settimana hanno deciso di fare sciopero, rivoluzione, sit-in, manifestazione, occupazione, autogestione.. stoviglie francesi!
Ok, al cinema non ci vado, non oggi, che sembrerà di essere in un centro commerciale.. viva lo streaming e viva i libri, viva "Siddharta" di Hermann Hesse che mi ha ridato sete di lettura dopo un anno di indigestione forzata e che oggi sicuramente finirò di leggere mentre nel fornetto cuociono dei...
Mi-cuit al cioccolato
per 4 golosi:
100 grammi di cioccolato fondente
40 grammi di farina
120 grammi di zucchero semolato
3 uova
90 grammi di burro

Preriscaldare il forno a 200°.
Far fondere a bagno maria il cioccolato e il burro. Sbattere in una ciotola le uova, lo zucchero e la farina, io ho usato la fecola di patate, risultato otttimo.
Aggiungere il cioccolato e burro fuso all'impasto e continuare a mescolare bene, se possibile con una frusta.
Imburrare quattro piccoli recipienti da forno in alluminio o in ceramica e infornare per 8-10 minuti a seconda della capienza del recipiente che usate. Il mi-cuit è appunto mezzo cotto e deve quindi avere un cuore di cioccolato fuso.
Così:
Però siccome il mi-cuit visto dal lato B ha un fascino tutto particolare, vi mostro anche l'altra faccia, che è più carina, anche se purtroppo non si nota il coté "vulcano in eruzione", voilà:


Si servono appena sfornati, e qui partono le maledizioni contro me stessa, mi sono scordata di nuovo il gelato alla vaniglia, Sgrunt!

Buon Natale!

martedì 6 dicembre 2011

Francesismi: crumble al rabarbaro

"...Rabarbaro rabarbaro, con la locomotiva, a fine settimana arriva la befana!"
Ecco, i miei rapporti col rabarbaro si limitavano a poche parole di un vecchio successo di Sandra Mondaini. In cucina l'ho visto usare pochissimo, per nulla in Italia, un po' in Francia e in Germania. In questi giorni mi sono cimentata nella spesa al supermercato dei surgelati e vedendo delle buste enormi della suddetta pianta ho pensato che poteva essere un buon accostamento con burro, farina, zucchero... un crumble semplice. Tutto ciò a ritmo dei successi della Mondaini!
 


Crumble al rabarbaro, che in francese è una signorina, la rhubarbe.
Ingredienti per 6 persone
500 gr di rabarbaro
130 gr di farina (di grano saraceno è perfetta)
60 gr di zucchero di canna
100 gr di burro
Per i creativi: semi di sesamo, zenzero grattugiato


Preriscaldate il forno a 200°, non ventilato.
Una volta tagliata la signorina a pezzetti di 3-4 millimetri di spessore e stesa in un teglione da forno si lavorano la farina, lo zucchero e il burro con le mani in modo da ottenere un composto sbricioloso, il crumble, che andiamo a versare uniformemente sulla signorina rhubarbe.
Forno per 30-40 minuti. Il crumble è buono mangiato freddo e molto rappreso. Il rabarbaro si scioglie e diventa come una crema verdastra ricoperta da uno strato importante di pasta burrosa e croccante.  

Personalmente golosamente lo preferisco con una palla di gelato alla vaniglia o alla panna o con una bella panna montata fatta in casa.
Ottimo se preparato il giorno prima, come moltissimi altri dolci del resto.
E ora "Sbi-ru-li-no! Son l'omino pazzo pazzo che fa cose pazze pazze..."
E' iniziato un altro tunnel...

domenica 27 novembre 2011

Mises en bouche: tartiflette

Come rendere un piatto ciccionissimo un piacere senza peccato?
Ecco pronta la soluzione, i miei nuovi pentolini delle bambole: piccoli recipienti di porcellana, otttimi per qualsiasi tipo di mise en bouche. Dicesi mise en bouche una roba che si mangia in un solo boccone, internet è invaso dalle immagini più varie e fantasiose. I miei mises non sono da mangiarsi in un colpo solo, sono piuttosto da scoprire con una forchetta, ma allo stesso tempo rappresentano lo standard ideale per cibi golosi come la tartiflette, roba che se ne fai due chili non puoi NON mangiarla tutta, ma poi fai indigestione e odierai per sempre la tartiflette.. e perché mai dovremmo odiarla, che ci ha fatto questa povera tartiflette? Sta lì, buona buona, golosa, che aspetta di farsi mangiare, c'est tout!
Oggi abbiamo risolto la seguente equazione:
Tartiflette : mise en bouche = Piacere : equilibrio

Ingredienti per quattro mises en bouche (delle mie) :) viva i parametri standard!

2 patate piccole (1 grande)
mezza cipolla
una bella manciata di pancetta a cubetti
quattro cucchiai di crème fraiche
reblochon fermier
sale, pepe, olio se proprio siete dei golosi senza fondo

Bollire le patate e tagliarle a dadini o a fette sottili.
Far soffriggere e appassire in una padella la cipolla e la pancetta. Aggiungere le patate, solo per farle insaporire qualche minuto. Depositare il tutto in dei bellissimi recipienti chiamati mise en bouche e ricoprire con un cucchiaio di crème fraiche e una bella fetta di reblochon, buccia inclusa. 
GUAI A VOI che non mangiate la buccia del formaggio, sacrilegio!! :D
Mettere il tutto in forno a 200° per circa 10-15 minuti, il composto è già cotto e quindi lo si fa rimanere in forno il tempo che il formaggio si fonda e che si formi una bella crosticina... 
Quando la vostra cucina avrà lo stesso odore di un calzino puzzone, ecco che le piccole tartiflettes sono pronte!
Un piatto allegro che basta a stonarvi, anche senza vino, almeno a noi ha fatto quest'effetto oggi, o no!?

Ripensandoci, in tutto il marasma che abbiamo messo in padella, una buona allagata di vino bianco non ci starebbe niente male... Da sperimentare per la prossima volta.

Piatto in onore di partenze e traslochi, eredità ed esami in vista.

Bon ap!




giovedì 10 novembre 2011

Pomeriggio di studio: choux senza glutine

Quale migliore occasione per rinnovare il mio nuovo IPad, cioè, volevo dire, la mia nuova bilancia!!
Cimentiamoci dunque nella pasticceria, pesate di precisione e leccate di baffi..
A ognuno la sua tecnologia!



Oggi cucino da sola, niente occasioni particolari, niente feste, semplicemente pour mon plaisir.

Amo abbinare l'idea della pasticceria, del thè, del cioccolato e dei dolci in genere alla musica classica.
Così, per questo pomeriggio,l'accompagnamento musicale sarà affidato a Tschaikovsky. Tiè.

Seguo la ricetta della mia bibbia francese, sostituendo la farina con maizena e fecola di patonze.

Ingredienti:
250 ml di acqua
5 grammi di zucchero
100 grammi di burro
250 ml di uova intere (5-6 unità)
100 grammi di maizena
50 grammi di fecola di patate

Stemperare sul fuoco l'acqua, il burro e lo zucchero, fino a ebollizione del composto. Toglierlo dal fuoco e aggiungere in una volta sola tutta la farina, continuando a girare e soprattutto a pregare. 
 
Ripassare il composto sul fuoco per qualche minuto per eliminare l'umidità della pasta, dopodiché passarlo in un recipiente, magari uno di Nonna Papera, come il mio, che non vi farò vedere ghghghghgh!!
Adesso aggiungere le uove, una a una e con tanto, ma tanto, ma tanto olio di gomito lavorare la pasta con una spatola fino ad ottenere un composto cremoso. Il composto cremoso lo si insericse in una tasca da pasticcere (sì, nel mio kit da cuoha c'è anche quella :D huahuahuahah!!) e con un beccuccio medio e liscio si sdraiano delle piccole dosi di pasta, restando fermi sullo stesso punto in modo da formare come dei medaglioni, di altezza 1cm più o meno, ma dipende da quanto siete golosi e ciccioni voi!!
Intanto non credo che in italiano si dica sdraiare la pasta, ma siccome in francese si dice coucher e non riesco a trovare sinonimi... e poi mi si crea in testa una simpatica scena pop-porno della pasta sdraiata sul tavolo della cucina, ok, può bastare. Ecco le sdraio:
Dopo 10 minuti...
Dopo 20 minuti... :D

Belli, i miei primi bigné ciccioni!!

...E dal momento che i cinque grammi di zucchero non determinano il dolce della pasta, mi sono sbizzarrita con le guarnizioni.. 
Choux salati quindi, con ripieno di salmone fumé, formaggio fresco di capra e rucola, il tutto precedentemente mischiato, salato e bagnato di limone.

Choux dolci infine, crema pasticcera all'interno e cioccolato fuso sulla superficie.
Ammetto che questa immagine è anche diventata il mio sfondo del desktop..
Abbiamo quindi la versione cioccolato bianco e vaniglia e...
Versione cioccolato fondente. Ollè!

E mo' basta, che si avvicina l'ora di cena.

I frutti dello studio sono stati apprezzati da più critici culinari, per il momento tralasceremo la crema pasticcera, la quale deve essere rivisitata..

A la prochaine! :D




mercoledì 2 novembre 2011

Oggi scoprii che...

Sfogliando i miei libri di scolara di cucina e cercando di far entrate in questa capoccia, ormai piena di informazioni inutili, i primi vocaboli tecnici del lessico del perfetto marmiton, ho scoperto che la mezza luna in francese si chiama berceau. Berceau, come culla. Ma non è troppo simpatico? Io l'ho sempre detto che questa lingua è simpatica, anche quando ho scoperto che neo si traduce con grain de beauté..
La classe!

Hachoir berceau



mercoledì 26 ottobre 2011

Dîner d'anniversaire(s)

In onore di due compleanni stasera at Mimma's abbiamo:
Declinazione di melanzane: caviale alla Ramsay e Parmigiana.
Dolce di compleanno ai sapori autunnali.
Stay tuned!!

Entrée...


Plat...


Dessert...
 


Caviale di melanzane, ricetta di Gordon Ramsay, ma senza coriandolo..
Per la versione originale: http://www.youtube.com/watch?v=3tSfgIa_hG0
Ergo per quattro persone:
2 melanzane medie
2 rametti di rosmarino
1-2 spicchi d'aglio
6-8 rametti di timo
2-3 cucchiai di crème fraiche
sale, olio, pepe

Si procede tagliando le melanzane a metà, si incide leggermente la carne all'interno per creare delle piccole insenature dove inserire i rametti di timo e rosmarino. In metà melanzana si inseriscono piccoli rametti di timo e nell'altra si fa la stessa cosa col rosmarino, si aggiungono sale, pepe, olio e uno spicchio d'aglio. 
Si richiudono le melanzane e si incartano in un foglio d'alluminio.
Si tengono in forno a circa 200°C per 30-35 minuti.
Una volta tolte dal forno si aprono le melanzane togliendo dall'interno tutti i rametti che disturberebbero la consistenza liscia del caviale, si spolpano le melanzane con un cucchiaio, facendo attenzione ad evitare che la pelle della verdura resti ben in disparte. Si spezzetta la polpa già morbidissima con un pugnale in modo da non lasciare filamenti e si spadella il composto per qualche minuto con un sottile fondo d'olio d'oliva per lasciar evaporare il liquido che le melanzane hanno prodotto durante la cottura al forno.


Una volta saltato in padella si aggiunge la crème fraiche o panna acida e si lascia riposare il composto in frigo per qualche ora o anche per un paio di giorni come consiglia il Gordon.. parole sante!
E' raccomandabile servire il tutto con crostoni caldi..

Ideale per placare la fame.



Parmigiana.. à nous!
2 melanzane medio-grandi
1 litro di passata di pomodoro
300 gr di provolone
200 gr di parmigiano
2 spicchi d'aglio
olio, sale, pepe, origano

Realizzazione semplicissima. Abbiamo tagliato le melanzane a fette sottili di circa mezzo centimetro, 
le abbiamo salate e le abbiamo fatte appassire in padella (mi sento molto importante adesso, parlo al plurale). Allo stesso tempo abbiamo fatto soffriggere olio e aglio e fatto cuocere per qualche minuto la passata di pomodoro. Abbiamo disposto le melanzane tipo lasagna in un contenitore di alluminio di cui non mostreremo le foto perché fa un po' troppo "morta-di-fame-senza-nemmeno-una-pirofila-di-vetro", quindi abbiamo iniziato ricoprendo il fondo della nostra povera pirofila col pomodoro, uno strato di melanzane, uno strato di provolone e via di seguito, alternando provolone e parmigiano fino ad esaurimento melanzane e facendo attenzione alla superficie della superlasagnaparmigiana che deve essere cosparsa dei due formaggi, che daranno vita ad una supercrosticina muy invitante.
Abbiamo cosparso la superficie di olio, pepe, origano, infornato a 180°C per una trentina di minuti a forno ben caldo. Avremmo dovuto lasciar riposare un'altra mezzora, ma essendo noi (e qui parlo davvero al plurale) molto affamate, abbiamo attaccato subito la povera pirofila e abbiamo rimediato al problema del pomodoro non troppo rappreso sacrificandoci nel segno della scarpetta!


La torta di mele
200 gr di farina
100 gr di burro
50 ml di latte

2 cucchiai di zucchero
cannella
3-4 mele
zucchero di canna per la superficie

La base della torta è una pâte brisée che abbiamo realizzato con farina di grano saraceno e farina di riso in ugual quantità. Abbiamo prima fatto ammorbidire il burro e l'abbiamo unito alla farina già mescolata con lo zucchero, e la cannella impastando e ottenendo un composto sbricioloso. Aggiungendo in seguito il latte abbiamo impastato in modo da ottenere un impasto ben modellabile per ricoprire il fondo di un teglione di 26 cm di uno spessore piuttosto sottile, 6-7 mm.
Tra la pasta e lo strato di mele si può (direi che si deve, nel caso di farine senza glutine, altrimenti l'impasto è troppo troppo secco) aggiungere uno strato di composta di mele o marmellata di un frutto che aggrada il vostro palato, ovviamente mela-compatibile.
Le mele devono essere tagliate a fette regolari di circa 3 mm e disposte in cerchio per ben riprodurre la superficie del dolce.



Questa è la mia versione prima di essere informata, 180°C per 35-40 minuti.
L'abbiamo cosparsa di cannella, zucchero di canna e di noci Pecan, buone!!
E abbiamo accompagnato con panna e crema di lamponi, questo solo per soddisfare le voglie della cuoca!

Abbiamo pasteggiato con una bottiglia di Champagne del LIDO.

La musica che ci ha fatto compagnia, selezione di fanulla proprio:
La fame di Camilla, The National, Après la classe, Tre allegri ragazzi morti

mercoledì 5 ottobre 2011

On ne s'improvise pas chef, ossia facciamo le cose sul serio!

Cuochi non si nasce, à mon avis, ma nemmeno ci si può improvvisare..
Allora prendiamo delle lezioni, mi son detta..
Mi son guardata in giro e ho visto che anche lo chef è un mestiere per ricchi, un po' come la malattia celiaca, insomma.. Ma poi è saltato fuori questo corso, piuttosto abbordabile per una dilettante dello stipendio come me e inaspettatamente è anche saltato fuori che il problema del glutine è divertente e interessante, non più quindi un problema..
Insomma, cappello, camicia, pantaloni, grembiule, canovacci e c'est parti!

La notizia è stata festeggiata con un bicerin di Limoncello di Amalfi.. santé! 

venerdì 30 settembre 2011

Gnocchi, à ma façon.

Resto fedele allo stile polpetta ancora per questa ricetta, poi prometto passerò ad altro, dolci, perché no.. Anche se dovrò prendere in prestito il forno di qualcun altro.. Eh, sì, per coloro i quali non vivono in questa splendida città, "sapevatelo!", Parigi ha uno spazio vitale strettissimo e costosissimo. In casa mia si è optato per la lavatrice al posto del forno, ché andare a cucinare a casa degli amici è gratis, mentre la lavanderia non proprio e a farci amico un proprietario di lavanderia ancora non ci siamo riuscite!

Ricetta in onore di partenze e arrivi, ricetta quindi à ma façon, ma che ancora una volta sta attaccata ai ricordi di tutti. Una nuova bocca da sfamare oggi, saremo in quattro, quattro zitellone affamate!! :D

à tout à l'heure pour la suite...

No, allora no, la ricetta purtroppo non è riuscita, è stata un fallimento proprio, quindi niente dosi, niente foto, niente bocche sfamate, ci siamo consolate con delle tristissime linguine al pesto "fior fiore", senza glutine, ovvio...

Quello che posso consigliarvi, comme quoi dagli errori si impara sempre è che la farina di riso della Nutri free essendo piuttosto granulosa è ottima per i pancakes, ma per gli gnocchi non ha proprio funzionato.. Una volta in acqua calda si sono volatilizzati, lasciando un amaro ricordo..
Quel giorno lì sono entrata a lavoro alle 18, per rimanere la notte fino alle due inoltrate per un inventario da pazzi, insomma, quando le giornate iniziano male...

E avevo anche preparato una cremina di zucca niente male, vabbè, tutto tornerà utile per una prossima ricetta.

A la prochaine fois!


Rino Gaetano ha accompagnato la preparazione dello gnocco fallito
Il vino che ci ha fatto compagnia uno Chablis del 2010, ottimo con la zucca gialla.

martedì 6 settembre 2011

Gnudi (ma non crudi)

Un'altra ricetta di casa mia, non pensate però che i miei ricordi d'infanzia si riducano a tante polpette, dal momento che anche qui si parla di gnocchi, piccoli piaceri in modalità uno-tira-l'altro.
Gli gnudi sono degli gnocchi verdi a base di ricotta e spinaci, gnudi perché sarebbero dei ravioli spogliati della loro pasta, e siccome a noi la pasta non ci piace (anche se noi chilly dobbiamo convincerci tutti i giorni del fatto che non ci piaccia, che schifo la pasta, bleah!!) siamo anche più contenti e per quella poca farina di cui abbiamo bisogno useremo u' sarracino!

Ricetta in onore delle mie due amiche italiane del còre con le quali abbiamo recentemente fatto una scorpacciata di gnudi e in previsione di un'altra magnata gnudesca con le amiche italo-parigine non appena troveremo ingredienti freschi e le nostre combinazioni astrali e lavorative verranno a coincidere.

Lo gnudo è un piatto semplice semplice e resta buono mangiato così, ciò non toglie che ci si possa abbinare qualsiasi condimento, un pomodorino fresco con basilico, un pesto leggero, un sugo di gorgonzola e noci, burro e salvia... sbizzarritevi voi, io me li faccio con un filo d'olio e una spruzzata di parmigiano.

Si parte, destinazione: gnudo!

Ingredienti per 4 persone:

Spinaci freschi: 500 grammi
Ricotta fresca: 300 grammi
2 uova
1 bicchiere di parmigiano grattugiato
sale
pepe
noce moscata
farina di grano saraceno

Che si fa? Si lavano gli spinaci e si puliscono dei loro steli e si fanno bollire per circa 5 minuti.
In una ciotola che dovrà contenere tutte le nostre cibarie si sbattono le due uova, si aggiunge del sale e poi si aggiunge la ricotta. Prima di aggiungere al composto anche gli spinaci si devono scolare e strizzare bene con le mani, in modo da togliere più acqua possibile. Acqua essere grande nemica di gnocchi, quindi attenzione. I suddetti spinaci una volta strizzati si tagliano molto finemente e si aggiungono al composto. Dopo gli spinaci è la volta del parmigiano che andrà a solidificare il composto e se ancora non basta per ottenere una solidità sufficiente si può aggiungere qualche cucchiaio di farina o di riso o di saraceno.
Adesso si risala e si pepa e si mosca (?) si aggiunge insomma la noce moscata q.b.
Come far capire la consistenza dell'impasto?
Potete vederlo nella foto di sinistra..




Per la cottura: acqua salata abbondante, si fanno delle mini polpettine, della grandezza di un cucchiaio da caffè pieno di composto, le si infarinano con la farina di grano saraceno e quando se ne hanno una buona quantità le si schiaffano nell'acqua bollente bollente. Dopo circa due minuti lo gnudo è cotto e ve lo dirà lui stesso, venendo a galla, che è pronto per essere mangiato.

La dose per una persona sono di solito 12-15 gnudi, ma dipende da quanto li fate grandi.
Lo gnudo riempie bene, ma non dà pesantezza.

Lo si condisce con un filo d'olio per forza e poi a piacere, con una sola foglia di basilico per i minimalisti che vogliono solo sentirne l'odore, con gorgonzola e noci per i goduriosi, con pomodoro per gli amanti del classico, à vous de jouer!

...Et bon ap!

mercoledì 17 agosto 2011

Le polpette di mammà


Edo is coming for an entretien in da Paris ed io, reduce da otite bestiale, non ho voglia di affidarmi ad un qualsiasi confit de canard parigino stasera. Ancora i rumori della città stanno indigesti alle mie orecchie, mi installo ben bene sul 96 per quella quarantina di minuti che servono ad arrivare fino alla rue du Four, la Grande Epicerie è lì che mi sorride e che mi offrirà ingredienti freschissimi.
Adoro i mercati, ma cosa non darei per venire a fare la spesa qui tutti i giorni...
Ma la serata lo richiede, fosse anche solo per il fatto che Edo è stato il primo seguace del blog!
Merci Eddy!! :)



Polpette di carne e patate
Una ricetta la cui bontà è molto più associata ai ricordi d'infanzia che all'elaboratezza, quasi inesistente, del piatto stesso.

Ingredienti per 4 persone:
300 g circa di carne macinata di manzo
400 g di patate
2 uova
2 spicchi d'aglio grandi
1 noce di burro (démi-sel per la versione francesizzata)
1 bicchiere di parmigiano grattato
prezzemolo abbondante
sale
pepe (io uso un mélange di tre: verde, nero e rosa)
il succo di mezzo limone
per la cottura:
pan grattato (io ho usato il Nutrifree)
olio di semi di mais o di girasole

Tempo di preparazione: un'oretta.

Si procede molto semplicemente.
Le patate si mettono a bollire in acqua fredda, con un pizzico di sale, ancora con la buccia.

Si sbattono le due uova in una ciotola abbastanza grande da contenere poi tutti gli ingredienti, si sala, si pepa e si aggiunge il succo del mezzo limone.

Si aggiunge la carne, la si incorpora bene all'uovo, si risala, si ripepa e si aggiungono il prezzemolo e l'aglio finissimamente tritati, o grossolanamente tritati, dipende da come vi piace sentirli dopo la cottura. Sì, l'aglio è obbligatorio e fa molto bene alla pressione.

Durante il tempo di cottura delle patate la carne avrà il tempo per insaporirsi un po'.

Una volta lessate le patate le si sbucciano e le si schiacciano o le si passano col passatutto, le si rimettono un minuto o due nella pentola ancora calda, girandole in modo che l'acqua rimasta dentro la patata possa evaporare, si aggiunge una noce di burro e un altro po' di pepe, se volete, un pizzico di noce moscata.

La purea si aggiunge infine alla carne, si aggiunge il parmigiano, si aggiusta l'impasto di sale e pepe, tendete pure ad abbondare.
Si lascia riposare il tutto per una mezzora.
L'impasto in teoria si può preparare anche qualche ora prima della cottura.

La grandezza delle polpette si può calcolare con un cucchiaio da minestra, devono essere un po' schiacciate, si impanano nel pan grattato e si lasciano friggere in una padella, nell'olio ben caldo.

Abbondante carta assorbente appena le si scolano dalla padella.

Si possono servire con un contorno leggero, why not, una bella insalatina a base di rucola, sapore forte che contrasta con la morbidezza delle patate.

Et voilà :)




Pour accompagner:

Vin rouge: Médoc, Chateau Begadanet 2004
Abbiamo ascoltato: Vinicio Capossela
Abbiamo visto: "Lola rennt", Tom Tykwer, 1998




martedì 16 agosto 2011

Inizia così


Inizia col fatto che dopo un periodo bello stressante mi viene diagnosticata la celiachia, di conseguenza devo fare a meno di molti cereali che fino all'età di vent'anni hanno caratterizzato il 60% del cibo che ingurgitavo. Devo farne a meno per sempre.
Inizia anche col fatto che son partita per Parigi attratta dal suo fascino e dal pensiero di finire qui i miei studi di traduzione, ma l'ambiente universitario mi si è rivelato ostile e ho deciso, non troppo a malincuore, di non volerne far parte.
Inizia inoltre col fatto che ho sempre avuto un grande interesse per il cibo e la cucina, che molti amici mi associano a una ricetta, che non mi piace presentarmi a mani vuote e molto spesso ricevo con le mani in pasta.

Un blog per cercare il comune denominatore a tutti questi presupposti...

Bienvenus chez Marta!