Ed eccoci qua, esco dall'autostrada, poi dalla tangenziale, il GPS fa cilecca e mi ritrovo letteralmente in un vortice. Le macchine circolano sull'asfalto irregolare, specchietti ovunque, guard reil arrugginiti, strisce bianche, blu, gialle, non capisco più, posso passare o devo lasciar passare i pedoni anche col verde? Col verde mio, dico... Non passano trenta secondi in cui non si senta un calcson o una sirena, il clacson qui fa parte della naturalezza del processo di guida. Le strisce pedonali vecchie si mischiano alle dipinte di fresco, lasciando una scusa alla gente per attraversare in tutti i sensi un po' dove vuole, passeggini, carrelli, borse della spesa, valige, di tutto! Sorvolerò su casco e cintura di sicurezza...
C'è di tutto un po'. E mi guardano tutti, ma mica mi fanno passare!
Presto, devo parcheggiare la macchina e non riprenderla mai più, nemmeno per sbaglio per i prossimi quattro giorni, presto un parcheggiooooo!!
E poi esco, vado a passeggiare un po' per quel poco che rimane di questa calda giornata di viaggio e anche lì, stessa storia. Tutti ti guardano ma, ma mica ti lasciano attraversare la strada, eppure sono sulle strisce! Niente, vince chi ci prova per primo. Dopo 24 ore ho capito. Armarsi di coraggio e lancarsi nella mischia. Il fascino della città sta tutto qui, nel mescolarsi, nell'equilibrio dato dalla coesistenza di tutto e di più. Se fossimo a Parigi direi che siamo nel 18esimo, esattamente tra Barbès e Chateau d'Eau, si respira quell'aria lì.
E io, ancora una volta, mi sento a casa.
Completo con una splendida veduta dal Vomero e vi dico a prestissimo!
Continuate a seguirmi!
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